Sì, viaggiare, evitando le buche più dure (non sempre però)

Sì, viaggiare, evitando le buche più dure (non sempre però)

Prestavo servizio come guida presso il Palazzo Pretorio di Terra del Sole, in occasione della mostra sulle macchine di Leonardo da Vinci.
Il fatto di presentarmi alla gente col ruolo di guida mi faceva scompisciare dal ridere, perché in quel contesto c’entravo come un delfino in Val Camonica, ad ogni modo la realtà era quella.
Erano passate da poco le 14 di un sabato pomeriggio senza infamia e senza lode, mi stavo godendo la quiete prima di dover affrontare la tempesta di visitatori che si sarebbe abbattuta sulla mostra di lì a poco. Stavo vagando in mezzo all’esposizione, costeggiando ora il paracadute, ora la sega idraulica, senza una meta precisa, quando mi si avvicina un ragazzotto sulla trentina, zaino in spalla colmo di speranza e buone maniere.
Che fosse un forestiero lo si poteva evincere dal marcato accento meridionale, con il quale mi domanda:
“Scusa, io sto cercando il Palazzo Pretorio”
“Sei nel posto giusto allora!” esclamo sorridendo.
A quel punto il viandante misterioso inizia a farfugliare concetti di cui ignoravo completamente l’esistenza, tipo “partecipare”… ”concorso Nilla Pizzi”… “ore 14” … “grazie dei fiori”.
Perplesso gli indico una porta e gli dico che dietro quella porta il coro cittadino sta facendo le prove canore, ma lui visibilmente non è convinto e celermente compone un numero sul suo smartphone, ne segue questa conversazione:
“Paolo! Io sono qui al Palazzo Pretorio”
“Eh?” echeggia la voce gracchiante di Paolo dall’altoparlante.
“Sono qui al Palazzo Pretorio!”
“Palazzo Berzieri, non Palazzo Pretorio”
“Ok, ciao”.
Si avvicina e seraficamente annuncia: “Non Palazzo Pretorio, Palazzo Berzieri, dove lo trovo?”.
Dalla sua serenità deduco che se lo immaginava dall’altra parte della strada, quindi estraggo il mio smartphone dalla tasca e dopo una breve ricerca gli comunico la triste notizia.
“Palazzo Berzieri è a Salsomaggiore Terme, qui siamo a Terra del Sole”
“Ci arrivo a piedi?”
“Forse fai prima in macchina” gli dico mostrandogli la mappa sullo schermo, che lapidaria recitava “2 ore e 4 minuti”.
Con la morte negli occhi e con la speranza che si era inesorabilmente trasformata in terrore egli mi guarda e con un filo di voce afferma:
“Ma io stanotte ho anche dormito in hotel”.
Dopo essermi assicurato che non eseguisse un carpiato dalla balaustra che si affaccia sul chiostro, l’ho congedato con fare compassionevole: la vita, a volte, sa impartire lezioni severe.

di Matteo A.

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