All’età di dieci anni, i nostri passatempi preferiti erano guardare i cartoni animati, giocare a pallone e a nascondino tra di noi.
Ma Andrea era più avanti di tutti noi. Andrea aveva già ben altri interessi.
Mentre noi piccoli e sprovveduti bambini di quarta elementare cercavamo di fare rotolare alla bell’è meglio un pallone nel campetto vicino a casa, Andrea arrivava disinteressandosi totalmente della palla, ma recando con sé alcuni giornaletti.
«Venite qua, ragazzi…Ho qualcosa da mostrarvi» ci disse. Noi abbandonammo per un attimo il pallone e ci avvicinavamo a lui osservando cosa aveva in mano. «Bello! Un fumetto…». «A me piace Tex Willer» diceva uno. Un altro più evoluto diceva «Macché Tex Willer…Il meglio è Dylan Dog!».
Ma non era Tex Willer, né Dylan Dog, né qualsiasi altro supereroe che poteva affollare la nostra fantasia fino a quel momento. Erano supereroi diversi, senza un costume tipico dei personaggi in questione. A dire il vero, non solo non avevano il costume, ma neppure una maglietta, un paio di pantaloni. Neppure i calzetti e le mutande.
Erano supereroi porno. E mentre Andrea sicuro sfogliava le pagine, sghignazzando di fronte a performances e situazioni a noi sconosciute, osservavamo ammirati questo mondo che a noi si apriva davanti per la prima volta.
Nella situazione culmine della storia, mentre guardavo un po’ sbigottito un uomo che orinava inspiegabilmente sul corpo di una donna, Andrea proruppe esclamando: «Ah ah ah…La sbora…». La sbora: che strana parola. Provavo ad associarla a qualcosa, ma non riuscivo a capire. Ancora, non sapevo dell’esistenza dello sborone del Baccara.
Ma l’unica cosa che sapevo era che Andrea sapeva.
Un pomeriggio, mentre ci trovavamo a casa mia a guardare “Ken il guerriero”, mi venne naturale chiedergli: «Andrea…Mi insegni a scopare?».
Come fosse la cosa più naturale del Mondo, mi rispose «Certamente».
In men che non si dica, sicuro del fatto suo, si portò in camera mia, si stese da solo sul letto ed iniziò a fare dei salti in verticale sempre più alti, accompagnando il tutto con dei versi di estrema soddisfazione.
A me guardandolo, venne spontaneo domandargli «Ma così, la bambina non si farà male…?».
Andrea, guardandomi con espressione di sincero compatimento, mi rispose «Macché male…», per poi aggiungere «Tutto questo l’ho imparato guardando Eddie Murphy nel film La migliore difesa è la fuga».
Rinfrancato dalle sue parole, gli chiesi se potevo ora provare anch’io. «Certo che puoi, ma prima ti devi allungare il pisello». Rispettoso dei suoi dettami, mi smossi un po’ l’arnese, sempre più ansioso, in vista dell’agognato momento.
Ad un certo punto, mi voltai, glielo mostrai e gli chiesi deferente «Va bene così?». E lì arrivò la doccia fredda sulle mie illusioni: «No» mi rispose secco «Deve essere almeno 20 centimetri!».
Per il momento, la lezione era terminata.
E tuttora, in attesa di progressi della scienza anatomica sull’allungamento delle parti intime, sono in attesa di perdere la mia verginità.
di Pota