Una storia vera

Una storia vera

Una storia vera

Franceschetti lavorava per i cinesi. Non era un bel periodo perché i suoi datori di lavoro erano accusati di mangiare pipistrelli e di aver contagiato il mondo. Per cui Franceschetti si sentiva dire continuamente:
- Guarda là i tuoi amici cinesi, che cazzo hanno combinato e tu non dici niente, anzi, tu li aiuti.-
Insomma non era un bel periodo e veniva continuamente chiamato “l’amico dei cinesi”, dai suoi stessi amici, anzi ex amici, perché lui era diventato l’amico dei cinesi.
Insomma nessuno lo chiamava più. Quando iniziò la quarantena era sollevato perché almeno poteva giustificare il suo isolamento.
Scoprì che le videochat erano diventate la figa del momento ma nessuno voleva fare videochat con lui.
La moglie, per smuoverlo da questa depressione incipiente, aveva preso in affitto un locale da riammodernare.
-Ue amico dei cinesi, smetti di piangerti addosso e vieni a darmi una mano che andiamo al locale così tieni la mente occupata.-
- Ma non si può uscire, c’è la quarantena!-
- Senti Franceschetti, la quarantena ce l’hai nel cervello, aiutami a portare queste sedie.-
Prese la macchina, caricò le sedie e si diresse con la moglie al locale. Non c’era anima viva in giro; c’era lo stesso silenzio che aveva nel cellulare da quando lo avevano chiamato l’amico dei cinesi. Il locale si trovava vicino casa di Loris. 

"Rimase pietrificato. La macchina era sparita. Non aveva tolto le chiavi dal cruscotto ma erano stati nel locale meno di cinque minuti.
Non poteva essere vero. Iniziò a correre per il quartiere come un forsennato."

Loris, anche se viveva da poco nel quartiere, sapeva morte e miracoli di tutti i vicini. Non gli sfuggiva niente. Franceschetti si sentiva sicuro dalla presenza del Loris nel luogo. Parcheggiò la vettura ed entrò nel locale. C’era ancora tanto lavoro da fare ma questa quarantena li avrebbe aiutati a recuperare tempo. Uscì per scaricare le sedie ma...la macchina non c’era più. Rimase pietrificato. La macchina era sparita. Non aveva tolto le chiavi dal cruscotto ma erano stati nel locale meno di cinque minuti.
Non poteva essere vero. Iniziò a correre per il quartiere come un forsennato.
Si trovò di fronte casa di Loris e si attaccò disperatamente al campanello.-Loris mi hanno rubato la macchina!!!-
Loris uscì spaventato dalla tavernetta:
- Franceschetti che cazzo urli, datti una calmata.-
- Mi hanno rubato la macchina!!-
-E che cazzo ci posso fare io!!!-
Franceschetti era imbestialito: - Come cosa ci puoi fare!! Tu conosci tutti in questo quartiere, chi è stato??.-
Loris, senza salutare e vistosamente amareggiato si richiuse in casa. Franceschetti prese a correre per la strada trattenendo le bestemmie come quando si prova a trattenere la scoreggia in un luogo affollato.
Nessuno che fosse presente quando c’era bisogno.
Ma il fato è sempre in movimento e come un angelo caduto dal cielo, una macchina dei carabinieri si affiancò al disperato.
Franceschetti si sentì sollevato.
-Vi prego aiutatemi, vi prego. Mi hanno appena rubato la macchina.-
- Stia calmo- disse il carabiniere.
-Ah ma io la conosco, lei è il Toscano, ha già fermato il mio amico Castellucci- spiegò Franceschetti.
-Senta non dica fandonie, piuttosto ci segua in questura che procediamo alla denunzia.-
I carabinieri partirono, dimenticandosi che Franceschetti era a piedi perché appena derubato della macchina. Quando arrivò in questura lo ammonirono per il cospicuo ritardo. Inutili furono le spiegazioni. Dopo aver sporto denunzia contro ignoti, il Toscano si rivolse a Franceschetti:
-Ma lei cosa ci faceva in quel luogo?-
 -Aiutavo mia moglie a scaricare le sedie per il nostro locale.-
-Ehi Johnny, hai sentito questo qua? ma lei lo sa che siamo in quarantena? Qua ci scappa una doppia denunzietta eh, Sig. Franceschetti?- 
Abbattuto, senza macchina e con una fedina penale sporca, Franceschetti uscì dalla questura. In quel momento squillò il cellulare, era Loris :
-Senti Franceschetti, stavo pensando, per me è stato Masterflash.-
Masterflash era un bombarolo di Meldola che aveva perso la bussola tanti anni prima e si vantava con gli amici di fabbricare bombe artigianali per far brillare le macchine.
Franceschetti non era in vena di ascoltare i pettegolezzi di Loris e buttò giù il telefono senza parlare. Si incamminò verso casa.
All’arrivo dovette giustificare alla moglie imbestialita, la multa e la denunzia a suo carico. La giornata si stava concludendo nel peggiore dei modi se non fosse che, prima di cena, ricevette una chiamata: era il Toscano.
-Signor Franceschetti abbiamo ritrovato la macchina. Venga in questura.-
Una buona notizia. Forse non tutto era perduto. I carabinieri lo accompagnarono sul luogo del ritrovo.

storia vera
-Un signore ci ha chiamati, ha detto di conoscerla.Dice che c’era un tipo con un cappuccio in testa che guidava la sua macchina assieme a una punkabbestia e un cane. Quando si è schiantato..- nn finì la frase che Franceschetti ebbe un sussulto…
-Cccome si è schiantato..????- chiese tremolante.
-Massì, era fradicio, è volato in un fosso con l’amica ed il cane e poi sono scappati nei campi.-

Quando vide la macchina ebbe un mancamento. Il cofano era sparito all’interno dell’abitacolo e tutti i cristalli erano scoppiati.
-C’è poco da salvare - sentenziò il Toscano che alla fine era un buon uomo e, preso da un afflato di compassione, gli appoggiò una mano sulla spalla e disse:
- Chieda al suo amico Castellucci perché mi chiamano il Toscano-.

 

di Evangelista