Ego

Ego

Ego

Si giocava a Dungeons & Dragons, o qualcosa di simile, per ammazzare la serata. A dire la verità, ai tre compagni piaceva proprio quel mondo di fate orchi e dadi multifacce. Sicuramente, in gioventú, avevano sofferto di qualche disturbo psichico o carenze affettive per ritrovarsi alla soglia dei quarant'anni a combattere con la fantasia un druido, un barbaro o un chierico. Sembra una barzelletta, invece era la realtà. Comunque, il gioco stava prendendo una piega monotona, il chierico aveva un punteggio di "destrezza" (gergo tecnico) molto basso per cui si era messo a pregare. Solo il whisky riusciva a mantenere un livello minimo di dignità, in quella triste serata. L'ultimo lancio abbassò ulteriormente l'intelligenza dei personaggi, compresa quella dei tre amici. Fu allora che Ego fece la proposta: 'ragazzi basta, non riusciremo mai a superare il muro (gergo tecnico). Usciamo per qualche drink. Ci farà bene, magari ci viene qualche idea per superare il muro (sempre gergo tecnico)' . Uscirono e si diressero verso il centro di Forlì. Nello stomaco c'era già una base del whisky precedentemente bevuto e decisero di non scendere di gradazione. Fecero due tappe veloci in bar scrausi di periferia e il livello di loquacitá aumentò. Proporzionalmente aumentò la voglia di fica. In un pub del centro adocchiarono due ragazze e si precipitarono alla conquista (del muro?). Chi straparlava, chi faceva versi, chi muoveva il bacino per mettere in evidenza il pacco. Il tutto con dosi di alcol crescenti e pericolose. Ego sentiva che stava andando bene con le fiche, nonostante tutto. Nonostante tutto perché il locale era infastidito da cotanta boria ed esibizionismo. Il cugino di Ego aveva iniziato a fare squat e flessioni al lato del tavolo per dimostrare la prestanza fisica. Il terzo amico continuava a muovere il bacino davanti alle ragazze, sempre per mettere in evidenza il pacco. Il whisky giunse a temperatura ed Ego decise di abbassare il livello con una bella pisciata. Si alzò dal tavolo e disse qualcosa alle ragazze che nessuno comprese. Arrivò in bagno e scaricò la vescica. Gli venne anche un principio di cagata ma si trattenne. Non era il caso di mettersi a cagare nel cesso di un pub che non aveva le porte, anche se in passato lo aveva già fatto. Uscì dal bagno e qualcosa lo colpí. Pensò al chierico ma non poteva esser lui. La vista era annebbiata. Vedeva il tavolo delle ragazze in lontananza e il cugino in terra che continuava a pompare. Forse doveva prendere una boccata di aria fresca. Si diresse verso la porta d'uscita e una volta fuori si appoggiò ad un albero. Le gambe erano deboli. Cazzo, doveva aver sbagliato qualcosa nelle dosi, o forse quell'impasse di fronte al muro(il solito) lo aveva indebolito. Mentre pensava a come lanciare il dado multifaccia un fiotto di vomito lo fece inginocchiare. Provava a parlare ma erano solo vocalizzi orribili e rigurgiti. In quel mentre arrivò il cugino in verticale sulle mani. Col mondo sottosopra chiese se avesse bisogno. Con le punte dei piedi si appoggiò all'albero per stabilizzare la verticale. La faccia era paonazza per il sangue alla testa, sembrava sul punto di esplodere. 'Un azzoletto, un azzoletto' riuscì a bofonchiare Ego. Il cugino allora si rimise in piedi e si frugó nelle tasche. Poi con un gesto veloce si prese l'elastico delle mutande e se le strappò di dosso. Si avvicinò ad Ego e con le stesse mutande gli tappó la bocca a mo' di delinquente che cerca di addormentare la vittima. Ego, con la bocca tappata e piena di vomito prese le mutante e cercò di alzarsi in piedi. Una volta in verticale, dalla parte corretta e nn come il cugino in precedenza, deglutí il malloppo e si pulí i rivoli ai lati della bocca sempre con le mutande del cugino. '
É ora di tornare per superare il muro (il solito)'.
Aveva un sapore di merda in bocca.


di Evangelista